Che farò con gli Open Data

Quanto segue è il testo del mio intervento del 17 Ottobre 2014 agli studenti dell’Istituto Tecnico Economico Tecnologico “A.Capitini – V.Emanuele II – A.Di Cambio” di Perugia.

[To my English friends: the English translation is available here.]

Oggi siamo qui per argomentare sul tema “che farò con gli open data”.

Vorrei cominciare con analizzare queste due parole: Open e Data.

OPEN vuol dire Aperto, dal latino Apertum, participio passato di aperire (aprire).

(Qui non siamo né al liceo classico,né allo scientifico, ma un po’ di latino non fa mai male)

Aprendo un dizionario a caso, ad esempio, il Garzanti, troviamo diverse definizioni:

–          Ampio, esteso, spazioso

–          Evidente, dichiarato, manifesto

–          Sincero, schietto, comunicativo

–          Di ampie vedute

–          Non concluso, che può avere ulteriori sviluppi.

In sintesi, APERTURA indica OPPORTUNITA’ e POSSIBILITA’ .

Ne parliamo perché oggi la rivoluzione tecnologica in atto sta aprendo il mondo. Io, che promuovo l’open source da almeno dieci anni, considero l’apertura è una componente essenziale del mio modo agire.

Per me quello che conta è la conoscenza aperta.

Tutti abbiamo imparato guardando le cose fatte da altri, prendendole a riferimento, copiandole, arricchendole e poi facendole nostre. Nell’informatica è il modo abituale per imparare a scrivere i programmi, ma guardate gli scrittori, i pittori, i creativi in genere e molte altre attività umane. Ora mi ripeto, rispetto all’ultima volta in cui ho parlato in questa sala, lo scorso febbraio, ma per me APERTURA si declina secondo quattro voci.

La prima è la TRASPARENZA.

L’apertura mette a nudo! Bisogna essere integri – almeno cerchiamo di esserlo – per creare fiducia! E la fiducia è essenziale non solo nei rapporti umani, ma anche in rete!

La COLLABORAZIONE: apertura vuol dire aprire i confini, entrare in relazione, gettare ponti, costruire assieme – appunto – collaborare.

Apertura è LIBERTA’: non solo “possederla” la libertà, ma soprattutto “darla agli altri”. La conoscenza è potere. Condividere la conoscenza vuol dire rendere il mondo più libero.

L’apertura è volta a CREARE VALORE. Questo può apparire non scontato, ma credo che tutte le nostre azioni – e la filosofia che sottende l’open source ne è chiara testimonianza – debbano essere rivolte a rendere il mondo un po’ migliore. Per questo non devono essere fine a se stesse, ma avere uno scopo, essere volte a creare, inventare nuovo valore.

Qui capite bene che non sto parlando di dollari o euro, o, almeno, non solo di questo!

Ed ora veniamo ai dati.

Datum (ancora dal latino) significa fatto. Un elemento conosciuto. Teniamolo a mente!

Il dato è la descrizione elementare di un oggetto, di un’attività, di un avvenimento. Dipende da un codice e da un formato.

Ma quello che a me sta a cuore è il ciclo di vita dei dati.  (anche qui, riprendo quanto già anticipato lo scorso febbraio)

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Abbiamo detto che i DATI sono descrizioni elementari, gli ingredienti di base di qualcosa di più complesso. Ad esempio, possiamo avere un cognome, il nome di una via, ed un numero.

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Se li mettiamo assieme otteniamo un’informazione: un indirizzo. E’ qualcosa che ha forma ma che, come la crostata che mettiamo in forno, non è ancora pronta, manca qualcosa.

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Ecco la crostata che esce dal forno! E’ bella, almeno spero. Quello che mancava era una bella presentazione, necessaria per renderla interessante (in questo caso si dovrebbe parlare di acquolina in bocca).

La presentazione è quello che rende l’informazione intuibile, analizzabile e, in definitiva, utile. Restando al nostro esempio, la presentazione può essere un elenco telefonico o una rubrica on-line che mi aiuta a trovare l’indirizzo dome mi voglio recare. Ma può anche essere google maps che me li rappresenta sul territorio, o altro ancora.

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Ma poi la mia bella crostata, che mi ha fato venire l’acquolina in bocca, me la mangio e restano solo le briciole! Questo è il punto cruciale!

Le informazioni generano CONOSCENZA che viene assimilata in un organismo predisposto per creare ulteriore conoscenza.

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Ecco quindi cosa sono gli open data. Ricordate la foto di copertina che ho immaginato ritraesse gli studenti del Capitini-Volta-Di Cambio? (Che nome lungo che avete!)

Ecco, gli open data siete voi! Questa è la conoscenza aperta!

Ciò che voglio dire e che qui, a scuola, dovete sì acquisire nozioni ed apprendere tecniche, imparare ad utilizzare le tecnologie, usare i dati per le vostre ricerche sull’economia o analisi sul turismo.

Ma non è questo il punto!

E lo dice uno che ogni giorno utilizza e sviluppa tecnologie per far fruttare l’immensa disponibilità di informazioni digitali che oggi abbiamo a disposizione e che risiede nelle aziende, ma soprattutto in rete.

Le tecnologie sono il mezzo, non il fine!

Ciò che vi esorto a fare è prendere coscienza dell’OPPORTUNITA’ e POSSIBILITA’ che offrono i dati – ricordate le due parole che ho pronunciato all’inizio del mio intervento? – e soprattutto ad considerarlo un mondo affascinante e a scoprire il potere creativo in grado di farlo fruttare che è dentro ciascuno di voi.

Non cercate scorciatoie, siate sempre insoddisfatti perché alla ricerca di qualcosa di nuovo. Come diceva Steve Jobs: siate affamati, di novità, di futuro!

Torniamo al tema di questa giornata: “che farò con gli Open Data”.

Beh, io non lo so proprio e quindi non posso darvi alcun suggerimento. Quello che so è che voi potrete scoprirlo se vi metterete all’opera con l’atteggiamento giusto. Io so che voi lo saprete. Oggi nessuno sa cosa farci con gli open data, non credete a quelli che vi danno esempi, non credete a me!

Quelli che di solito vi propongono sono timidi esempi di cosa si può fare oggi: servizi che vi indicano sul vostro smartphone quando il prossimo autobus arriverà alla fermata, o dove si trova la birra più buona al prezzo giusto  (Perugia non è solo cioccolata:  l’ultima volta proprio qui me ne hanno fatto assaggiare una di locale che era veramente buona), oppure il percorso più breve per recarsi alla birreria.

Questo è il mondo di oggi.

Ma gli open data, lo scambio aperto delle informazioni, le tecnologie big data, ci offrono l’opportunità di cambiare il mondo e voi potete e dovete farlo! Basta aprire la mente!

Dovrei terminare qui, e avevo detto che non avrei fatto esempi. Ma siamo a scuola e quindi … mi metto nel ruolo dell’insegnante e non mantengo la mia promessa!

Ho detto prima che non dovete concentrarvi sui dati, ma sulle vostre capacità, i vostri talenti e le vostre passioni. La creatività che troverete in voi vi guiderà a capire come usare i dati.

Avete la passione del giornalismo? Ecco come qualcuno lo sta trasformando!

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Si chiama DATA JOURNALISM, giornalismo basato sui dati.

Come vedete il tema è di bruciante attualità. La notizia non nasce dalle parole, ma dai dati, che presentano i fatti – ricordate il latino datum? – in modo chiaro ed intuitivo, mostrano i dettagli, li analizzano sotto diversi aspetti.

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Il dato è al centro della notizia. Non è solo un modo nuovo di scrivere o di esercitare abilità grafiche. E’ un modo nuovo di fare ricerca, inchiesta giornalistica, approfondire e poi comunicare.

Il dato è nudo, trasparente, aperto! Con i dati – per fortuna – è più difficile nascondere i fatti! La notizia è quindi “più vera”. Un viatico per un vero giornalismo di inchiesta, frizzante e, soprattutto, sempre meno a servizio del potere!

Ma questo era solo un esempio. Gli altri createli voi.

Grazie.